LA STORIA DEL FICO
Il fico giunse in Calabria probabilmente al tempo della civiltà greco-romana, introdotto dai Fenici che lo utilizzavano come merce di baratto o, essiccato, come riserva di calorie per le fatiche dei soldati. Da quel tempo la coltivazione si è espansa velocemente, nella provincia di Cosenza in modo particolare, grazie ad un ideale binomio tra clima e terreno, un ambiente collinare moderatamente ventilato, non arido ma nemmeno eccessivamente piovoso.
Qui si è sviluppata la varietà autoctona del dottato, tra le migliori del mondo. ancora trattata con un metodo antico e completamente manuale di essiccazione.
Il nome della varietà Dottato sembra derivare proprio dal termine greco “optào” (essicco, inforno) che indicava queste pratiche. L’essiccazione avveniva al sole, ponendo i frutti distesi su spianate di pietra coperte con paglie o erbe secche appiattite, o su canne. Venivano già parzialmente lasciati essiccare sulla pianta; successivamente venivano lavati e passati in piccoli forni e, ancora caldi, erano pressati in piccole giare di terracotta, stratificati con spezie conservanti.
Nell’Ottocento i fichi Dottati, dai porti di Reggio e Lamezia prendevano la via del mare. Arrivavano a Venezia, dove erano poi diffusi nelle provincie dell’impero austroungarico per poi finire nei laboratori di pasticceria di Vienna. Seguendo un’altra rotta, attraversavano il Mediterraneo per giungere a Marsiglia e da qui essere trasportati alla Ville Lumiere che proprio allora stava rivoluzionando la pasticceria mondiale. Eppure il fico è sempre stato una ricchezza contadina. Si vendeva essiccato per il Natale, ma normalmente si mangiava mentre si lavorava, perché questo frutto essiccato è un concentrato di energia.
Ma il fico Dottato è anche il motore di un artigianato molto apprezzato sin dalle sue prime fasi di sviluppo. A inizio Novecento nascevano i primi opifici per la trasformazione dei fichi secchi, mentre nelle case si continuava a conservarli, nelle cassette oppure intrecciati, cotti al forno e avvolti nelle foglie di arancio: così avvolti dalle foglie erano un bel regalo da fare. Dopo un periodo di crisi delle campagne i fichi Dottati rischiano di scomparire fino a quando fu richiesta la certificazione e la tutela in sede europea. Il riconoscimento ottenuto ha fatto sì che in pochi anni molti imprenditori agricoli, di giovane generazione in particolare, ritrovassero la motivazione per riportare la produzione ai livelli del passato e per continuare ad investire nello sviluppo, volendo valorizzare le conoscenze e le tecniche di lavorazione dei fichi secondo tradizioni da conservare per sempre.
Sempre di più oggi, nelle terre della Valle del Crati si può assistere a processi di una lavorazione che ripete gli stessi gesti da millenni, anche se con il supporto di tecnologie innovative.